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Metodo 64: quattro cose da chiedersi prima di cominciare un lavoro creativo

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Cominciare a fare qualsiasi cosa (anche a mettere ordine negli armadi, a organizzare un viaggio o a fare i compiti) chiede un di più di fatica: se non altro, quella di prendere la decisione che conviene darsi da fare. Ma un compito creativo comprende una dose di incertezza che altre attività non hanno e c’è bisogno di qualche cautela ulteriore.
Questo articolo è simmetrico a quello in cui, qualche tempo fa, ho raccolto alcuni suggerimenti utili a concludere bene un lavoro creativo. Qui invece, più che di cominciare bene (qualche volta ci si riesce in modo fluido e qualche volta, invece, bisogna fare i conti con una serie di false partenze), parliamo di non cominciare proprio male e, come diceva mia nonna, cont el coo in del sacc (con la testa nel sacco).
La prima cosa da fare, naturalmente, è evitare di procrastinare oltre ogni ragiovevolezza.
Ma poi…

L’OBIETTIVO È CHIARO? Riuscite a dirlo e, magari, a scriverlo in poche parole che siano specifiche e concrete? Mi spiego: “affrontare in modo innovativo le sfide del futuro” non è un obiettivo chiaro. Funziona al massimo per l’ennesimo intervento inconcludente all’ennesimo convegno inutile (ma, se è questo che dovete fare, vi conviene comunque riformulare in: “devo preparare l’ennesimo intervento inconcludente per l’ennesimo convegno inutile, nel corso del quale in 20 minuti, corrispondenti a una pagina appunti, o a 3/5 cartelle di testo, o a 10/15 tavole di powerpoint, dico almeno tre cose suggestive su innovazione e futuro, e tre cose suggestive su sfide e modi virtuosi per affrontarle. Bene: quali sono le tre + tre cose? Come le racconto? Quali esempi o evidenze o dati uso? Come esordisco? Come concludo?).

GLI ELEMENTI IN CAMPO SONO A FUOCO? Se invece qualcuno si aspetta sul serio (auguri!) che gli diciate “come affrontare le sfide del futuro”, cominciate a specificare, domandandovi: di quali sfide stiamo parlando, per chi? E di quale futuro (sei mesi o vent’anni)? In quale ambito? Con quali risorse? Con quali rischi? Quali sono, fra tutte, le maggiori aree di miglioramento che si possono considerare realisticamente? E in concreto che cosa significa intervenire? Per esempio: cambiare regole e processi (quali? Chi può effettivamente farlo?). O acquisire competenze o strumenti (chi? Quali?). O lanciare messaggi (quali? Chi a chi?). E così via. Solo dopo che avete risposto a queste domande potete riformulare l’obiettivo, per esempio, in: “come Tizio può cambiare la regola X, migliorare la competenza Y o favorire il comportamento Z (…per affrontare eccetera)”.
Se l’obiettivo è ancora troppo ampio o sfuocato, ricominciate a farvi domande, e stringete.
Solo quando avete un obiettivo chiaro e concreto siete in grado di lavorare in maniera creativa. Cioè: solo dopo che sapete bene quel che dovete ottenere, a partire da quali elementi, potete allargare la vostra prospettiva cercando un modo creativo, cioè nuovo e appropriato, per ottenere il risultato che volete.
Spesso le persone, specie quelle inesperte, cominciano senza aver deciso bene che cosa vogliono ottenere. Il rischio è sprecare un sacco di energie, non arrivare da nessuna parte, e non capire neanche perché. Lavorare sugli obiettivi è in sé un compito creativo, preliminare a tutto il resto.

AVETE TUTTI I DATI CHE VI SERVONO? Beh, in realtà non potete saperlo fino a quando non state lavorando. Ma è comunque indispensabile iniziare avendo in mano non opinioni o sensazioni, ma qualcosa di solido. L’altra buona norma è controllare (oggi la rete permette di farlo in pochi clic) se qualcuno, in qualche parte del mondo e in qualche tempo, ha già affrontato un problema o un tema analogo: di qualsiasi cosa vi stiate occupando, quasi certamente non siete i primi.
Bene: in che cosa le soluzioni esistenti sono migliorabili? Per quali motivi funzionano meno bene di quanto potrebbero?
Solo quando avete queste informazioni potete immaginare che cosa potreste inventarvi di diverso o migliore. Il tempo che investite per cercare e studiare è ben speso, vi evita di produrvi nell’ennesima scoperta dell’acqua calda e vi aiuterà anche a spiegare meglio la vostra idea.

AVETE IN MENTE COME PROCEDERE? Se andate avanti in maniera routinaria, difficilmente vi verranno in mente idee nuove. Un altro importante compito preliminare (e a sua volta creativo) è trovare nuovi strumenti, capaci di aiutarvi a produrre idee nuove. Dunque, cercate uno schema, un procedimento, una sequenza possibile di idee, o almeno un punto di appoggio che vi aiuti ad andare avanti. Qual è, caso per caso, la prima cosa su cui cominciate a ragionare? Riuscite a darle una forma e, in qualche modo, a vederla? Riuscite a dare una forma all’intero problema? Non dimenticate che il pensiero creativo è in primo luogo visivo. Createvi un’immagine o un paesaggio mentale: poi, procedendo, lo cambierete mille volte. Ma intanto cominciate a decidere dove siete. Ed evitate di brancolare nel buio e nel vuoto, che è sempre una sensazione sgradevole.

Tutto questo riguarda il primo punto (preparazione) del processo creativo secondo Wallas. Ma, anche se lo chiamate in altri modi (definizione del problema, analisi del bisogno e rassegna delle info disponibili…) si tratta sempre di cominciare un lavoro creativo stabilendo un punto di partenza e un punto di arrivo, e di dotarsi di un bagaglio utile per viaggiare dall’uno all’altro. Poi, si sa, succederanno comunque un sacco di imprevisti. Ma anche questo fa parte del gioco.

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